giovedì 28 giugno 2012

Villa Trissino Marzotto.

Il tour raccomandato con i post precedenti, può proseguire a Trissino, in Provincia di Vicenza, alla volta di Villa Trissino Marzotto.
In realtà il complesso e composto da due ville: quella Inferiore ed quella Superiore.
La Villa Superiore è stata eretta sull'impianto dell'antico castello medievale di Trissino. La Villa Inferiore, progettata dall'architetto Francesco Muttoni, è stata costruita nel XVIII secolo ed è bruciata due volte.


Villa Trissino Superiore



Villa Trissino Inferiore

Rispetto agli edifici descritti nei precedenti post, il complesso di Villa Trissino ha sicuramente carattere diverso, che non rispecchia a pieno i miei gusti. Come avrete avuto modo di capire io adoro Palladio.
In ogni caso il complesso è molto bello e merita una visita anche per ammirare i giardini.
Viva l'Italia.

mercoledì 27 giugno 2012

Villa Cordellina Lombardi.

Villa Cordellina è ubicata a Montecchio Maggiore in Provincia di Vicenza.
Il progetto fu commissionato dal giurisperito veneziano Carlo Cordellina Molin all'architetto, anch'esso veneziano, Giorgio Masari, che si ispirò dichiaratamente ai canoni palladiani.
I lavori di costruzione iniziarono nel 1735 e furono ultimati nel 1742.


L'immagine rende più di chissà quale descrizione.
Studiamo i Quattro Libri dell'Architettura ed ispiriamoci ai canoni Palladiani! Non dimentichiamo che le costruzioni "segnano" il territorio per molto tempo e che portano la firma di chi le ha progettate sino alla loro demolizione.

Villa Caldogno.

Villa Caldogno, ubicata nell'omonimo Comune della Provincia di Vicenza, è attribuita al Palladio. Sembra che il grande architetto, amico di famiglia dei Caldogno, abbia operato su una struttura preesistente, costruita probabilmente nella prima metà del Quattrocento.



Non si hanno elementi precisi circa la datazione dell’intervento del Palladio. La data 1570 incisa sulla facciata indica probabilmente la fine delle opere di decorazione: l'edificio quindi era stato ultimato precedentemente.
La villa non è citata nei Quattro Libri dell'Architettura e quindi non v'è certezza dell'intervento del Palladio: da uno studio accurato dell'edificio si nota però come la struttura rimandi ad altre opere palladiane, come Villa Pisani di Lonigo e Villa Saraceno di Agugliaro.
Il prospetto principale è caratterizzato dai tre grandi archi che delimitano la loggia di ingresso, contornati da una cornice in bugnato rustico di mattoni.
La pianta dell'edificio è di impianto semplice e le stanze non risultano perfettamente proporzionate, probabilmente  a causa dell'intervento di restauro su struttura preesistente.




Con un intervento postumo, nel Seicento, vengono realizzate una terrazza e due torrette nel prospetto posteriore.


Le immagini sono tratte da Wikipedia.

A mio parere la bugnatura degli archi dell'ingresso principale è decontestualizzata. In ogni caso la villa è veramente bella.

lunedì 25 giugno 2012

Villa Godi Malinverni.

Continuo sulla via del Palladio consigliando la visita a Villa Godi Malinverni, a Lugo di Vicenza. La villa è stata progettata tra il 1537 ed il 1542, con modifiche successive all'ingresso ed ai giardini.
La descrizione della villa scritta dal Palladio è riportata nel Secondo Libro dell'Architettura al Capitolo XV - Dei disegni delle case di villa di alcuni gentiluomini di terra ferma.

Come sempre mi avvalgo del prezioso aiuto di Wikipedia per la realizzazione del post. Il testo che segue e le immagini del post sono tratte da detto sito.

La villa è una delle prime opere del Palladio.
Con ogni probabilità non si trattò di un incarico autonomo, ma piuttosto di una commissione ottenuta dalla bottega di Gerolamo Pittoni e Giacomo da Porlezza, all’interno della quale il giovane Andrea Palladio rivestiva il ruolo di specialista per l’architettura.
La villa segna la tappa iniziale del tentativo di costruire una nuova tipologia di residenza in campagna, dove è evidente la volontà di intrecciare temi derivanti dalla tradizione costruttiva locale con le nuove conoscenze che Palladio acquisiva grazie all’aiuto di Giangiorgio Trissino.
L’esito è quello di un edificio severo, in cui è bandito ogni preziosismo decorativo tipico della tradizione quattrocentesca. Chiaramente simmetrico, l’edificio è impostato su una netta definizione dei volumi, ottenuta arretrando la parte centrale della facciata, aperta da tre arcate in una loggia. La stessa forte simmetria organizza la pianta dell’edificio, impostata lungo l’asse centrale costituito da loggia e salone, al quale si affiancano gerarchicamente due appartamenti di quattro sale ciascuno.


A partire dalla fine degli anni 1540 ha inizio la campagna decorativa degli interni. Contemporaneamente Palladio interviene nuovamente sul corpo dell’edificio, modificando l’apertura posteriore del salone e realizzando il giardino retrostante a emiciclo.

Il buongiorno si vede dal mattino. E questa villa rappresenta il mattino progettuale del grande Palladio!

domenica 24 giugno 2012

Villa Saraceno / Bettanin ad Agugliaro.

Il primo consiglio per la gita della prossima domenica è di visitare Villa Saraceno / Bettanin di Andrea Palladio, ad Agugliaro in Provincia di Vicenza. La villa è stata progettata nel 1543 e costruita verso il 1548.
La descrizione della villa scritta dal grande Palladio è riportata nel Secondo Libro dell'Architettura al Capitolo XV - Dei disegni delle case di villa di alcuni gentiluomini di terra ferma.


Le immagini riportate nel post ed il seguente testo descrittivo sono tratti da Wikipedia. Il testo è chiaramente condiviso dall'autore del blog.
Villa Saraceno è oggi sede della Fondazione The Landmark Trust.
Sul finire degli anni quaranta del XVI secolo, Andrea Palladio è chiamato da Biagio Saraceno a intervenire a Finale di Agugliaro su una corte agricola preesistente, da tempo di proprietà della famiglia. È possibile che il progetto prevedesse una ristrutturazione complessiva dell’insieme: nel Secondo Libro dell'Architettura al Capitolo XV Palladio presenta l’edificio serrato fra due grandi barchesse ad angolo retto. Sta di fatto che una risistemazione globale non fu mai effettuata e l’intervento palladiano è circoscritto al corpo padronale: sul lato destro della corte gli edifici sono ancora quattrocenteschi, mentre la barchessa viene costruita all’inizio dell’Ottocento. In ogni caso, il corpo della villa è uno degli esiti più felici fra le realizzazioni palladiane degli anni quaranta.
Di straordinaria semplicità, quasi ascetico, l’edificio è un puro volume costruito in mattoni e intonaco, dove ogni elemento decorativo è bandito e il raro impiego di pietra lavorata è limitato agli elementi architettonici più significativi (come finestre e portoni) e alle parti strutturali. È solamente il disegno dell’architettura a infondere magnificenza all’edificio, a dispetto delle dimensioni ridotte, derivando i propri elementi dal tempio romano antico: il piano nobile è sollevato da terra e poggia su un podio, dove trovano spazio le cantine; la loggia in facciata è coronata da un timpano triangolare. Piccole finestre illuminano le soffitte, dove veniva conservato il grano. Anche in pianta la villa è di una semplicità disarmante: due ambienti minori destinati ad accogliere le scale determinano la forma a “T” della sala, ai cui lati sono disposte due coppie di stanze legate da rapporti proporzionali.



La datazione dell’inizio dei lavori va collocata nel periodo di tempo che intercorre tra due stime fiscali: nella prima, del 1546, è ancora citato l’edificio dominicale preesistente, mentre nella seconda, datata 1555, è descritta la nuova villa palladiana. È possibile che la costruzione risalga al 1548, quando Biagio Saraceno acquisisce un’importante carica politica in città. In ogni caso è solo trent’anni più tardi che Pietro Saraceno, figlio di Biagio, realizza gli intonaci interni e avvia l’apparato decorativo.

La mia opinione: il Palladio con questo edificio dimostra che con la semplicità e con l'assenza di decori si possono comunque realizzare grandi opere d'arte. Prendiamo umilmente esempio!

sabato 23 giugno 2012

Ammirare per imparare.

Su proposta di un lettore vi segnalo la manifestazione "Ville Oratori Musei Aperti" prevista per domenica 1 luglio 2012 in alcuni comuni della Provincia di Vicenza.
La descrizione dell'evento la potrete trovare al seguente link:

http://www.prolocovicentine.it/index.php?option=com_content&view=article&id=126:qville-oratori-e-musei-apertiq-2012&catid=50:news

Nel corso della giornata i siti elencati nel programma potranno essere visitati gratuitamente.
Una giornata per approfondire la cultura di ognuno di noi in una Provincia ricca di ville, musei, oratori, palazzi e parchi.
Nei prossimi post indicherò i siti che a mio parere non potranno essere esclusi dalla visita.

Mi sembra un'ottima alternativa alla domenica da trascorrere in colonna sotto il sole in direzione mare...



venerdì 22 giugno 2012

Money.

Dal Capitolo I del Primo Libro dell'Architettura di Andrea Palladio "Quali cose devono considerarsi, e prepararsi avanti che al fabbricar si pervenga."
"... si deve fare diligentemente il conto di tutta la spesa che si può avere; e fare a tempo provvisione del denaro, e apparecchiar la materia, che parerà far di mestieri; acciocché edificando, non manchi alcuna cosa, che impedisca il compimento dell'opera..."
Questo procedimento si dovrebbe adottare per qualsiasi cosa si intenda realizzare e dovrebbe essere insegnato ai ragazzi alla scuola dell'obbligo. Perché non si insegna? Per proteggere gli affari delle banche e dei poteri forti. Questo modo di fare ha contribuito in maniera pesante alla crisi nella quale siamo coinvolti!



giovedì 21 giugno 2012

Firmitas, utilitas e venustas.

Dal Capitolo I del Primo Libro dell'Architettura di Andrea Palladio "Quali cose devono considerarsi, e prepararsi avanti che al fabbricar si pervenga."
"... Tre cose in ciascuna costruzione (come dice Vitruvio) devono considerarsi, senza le quali nessun edificio meriterà di esser lodato: e quelle sono l'utile, o la comodità, la perpetuità e la bellezza... La comodità si avrà quando a ciascun locale sarà dato luogo adatto, sito accomodato, non minore che la dignità richieda, ne maggiore che l'uso richieda... Alla perpetuità si avrà riguardo quando tutti i muri saranno dritti a piombo, più grossi nella parte di sotto che in quella di sopra, e avranno buone e sufficienti fondamenta... La bellezza risulterà dalla bella forma e dalla corrispondenza (proporzione n.d.a.) del tutto alle parti, delle parti tra loro e di quelle al tutto: con ciò sia che gli edifici abbiano da essere un intero e ben finito corpo..."
Non ditemi che non si possono applicare tali regole a causa di leggi, normative e del sistema! I vincoli rendono la professione del progettista una sfida affascinante.

Marco Vitruvio Pollione

mercoledì 20 giugno 2012

Fai del bene, gettalo nel mare e lo ritroverai nel sale.

Dal Proemio del Primo Libro dell'Architettura di Andrea Palladio.
"... mi è parso cosa degna di uomo, il quale non solo a se stesso deve essere nato, ma ad utilità anche degli altri, il dare in luce i disegni di quegli edifici che in tanto tempo e con tanti miei pericoli ho raccolti, e porre brevemente ciò che in essi mi è parso più degno di considerazione. E oltre a ciò quelle regole, che nel fabbricare ho osservate e osservo affinchè coloro, i quali leggeranno questi miei libri possano servirsi di quel tanto di buono che vi sarà, e in quelle cose supplire, nelle quali (come che molte forse ve ne saranno) io avrò mancato; onde così che a poco a poco si impari a lasciar da parte gli strani abusi, le barbare invenzioni, e le superflue spese e (quel che più importa) a schivare le varie e continue rovine che in molte fabbriche si sono vedute..."

Condividete la vostra cultura, faremo un mondo migliore!

martedì 19 giugno 2012

L'impotanza dello studio e della visita dei luoghi.

Dalla prefazione de "I quattro libri dell'architettura" di Andrea Palladio a cura dello stesso autore.
"... ho rivolto con faticoso studio di molti anni, i libri di coloro che con abbondante felicità di ingegno hanno arricchito d'eccellentissimi precetti questa scienza nobilissima (l'architettura): ma mi sono trasferito anche spesse volte in Roma, e in altri luoghi d'Italia, e fuori, dove con gli occhi ho veduto e con le mani misurato i frammenti di molti edifici antichi: i quali essendo restati in piedi sino ai nostri tempi con meraviglioso spettacolo di barbara crudeltà rendono anche nelle grandissime rovine chiara e illustre testimonianza della virtù e della grandezza..."
Morale: per fare "buona architettura" è necessario sentire dentro la passione, studiare molto e toccare con mano le grandi opere!




Copertina de "I Quattro Libri dell'Architettura"
di Andrea Palladio.