giovedì 21 giugno 2012

Firmitas, utilitas e venustas.

Dal Capitolo I del Primo Libro dell'Architettura di Andrea Palladio "Quali cose devono considerarsi, e prepararsi avanti che al fabbricar si pervenga."
"... Tre cose in ciascuna costruzione (come dice Vitruvio) devono considerarsi, senza le quali nessun edificio meriterà di esser lodato: e quelle sono l'utile, o la comodità, la perpetuità e la bellezza... La comodità si avrà quando a ciascun locale sarà dato luogo adatto, sito accomodato, non minore che la dignità richieda, ne maggiore che l'uso richieda... Alla perpetuità si avrà riguardo quando tutti i muri saranno dritti a piombo, più grossi nella parte di sotto che in quella di sopra, e avranno buone e sufficienti fondamenta... La bellezza risulterà dalla bella forma e dalla corrispondenza (proporzione n.d.a.) del tutto alle parti, delle parti tra loro e di quelle al tutto: con ciò sia che gli edifici abbiano da essere un intero e ben finito corpo..."
Non ditemi che non si possono applicare tali regole a causa di leggi, normative e del sistema! I vincoli rendono la professione del progettista una sfida affascinante.

Marco Vitruvio Pollione

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