martedì 3 luglio 2012

Dei legnami da costruzione.

Non so cosa pensiate voi sull'utilizzo che facciamo oggi del legname per le costruzioni. Io, quando vedo edifici del 1500 con gli elementi in legno originari (travi dei solai, tavolati, ecc.), mi chiedo se nel 2500 ci sarà traccia delle nostre costruzioni. Ad esempio il legno lamellare, quanto durerà? Vedo inoltre che si utilizzano legni massicci trattati negli essicatoi, di cui viene data garanzia di stabilità, che poi non restano completamente fermi quando sono posati in opera!
Vi delizio allora, o almeno spero, con la mia traduzione del capitolo II "Dei legnami" del Primo Libro dell'Architettura di Andrea Palladio.
"... si devono tagliare l'autunno e per tutto l'inverno, in modo che gli alberi recuperano dalle radici quel vigore e quella forza che nella primavera e nell'estate sono sparsi per le foglie e per i frutti; si taglieranno con luna calante perché l'umore che degrada i legni con la luna calante è consumato: in questo modo non saranno attaccati da tarli e tignole. Si devono tagliare solamente sino al mezzo del midollo e così lasciarli finché si secchino: in questo modo uscirà quell'umore adatto alla putrefazione. Tagliati dovranno essere posti al riparo da sole, venti e pioggia; e affinché si conservino bene e non si secchino dovranno essere unti con sterco di bue. Non si devono tirare per la rugiada, ma nel pomeriggio; né si devono lavorare bagnati di rugiada o molto secchi perché i primi si rompono mentre i secondi daranno uno scarso risultato. Dovranno avere almeno tre anni per essere usati per palchi, porte e finestre..."


L'utilizzo del legno nel
Teatro Olimpico di Vicenza di Andrea Palladio.

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